Dire che un uomo politico
“è fortunato” non significa che vinca ripetutamente alla lotteria o trovi
denari per la strada o sia beneficiato da eventi del genere; significa che nel
suo percorso politico egli compie scelte che si riveleranno positive per i suoi
intendimenti, che sa contrarre alleanze vantaggiose per i suoi fini, che sa
sceglier il tempo e il luogo adatto per avviare e condurre ogni iniziativa, che
sa tramutare le avversità in buone occasioni, ecc. Verso la fine del secondo millennio si
sarebbe detto che quell’uomo interpreta adeguatamente “lo spirito del tempo”.
Hegel ha attribuito un significato
complesso a questa espressione (in tedesco Zeitgeist) che qui non si riprende, adottandone
uno meno idealistico, più pragmatico, come quello che segue.
In ciascun luogo e in una determinata
stagione si incrociano flussi, tensioni, energie che attengono agli assetti
sociali, agli equilibri economici, alle diverse concezioni politiche,
filosofiche, religiose, morali, artistiche, alle consuetudini, alle mode, ecc.
Ciascun uomo capta ed interpreta, spesso inconsapevolmente, qualcuno di questi
flussi ricavandone indirizzi di comportamento. Tra i tanti, alcuni individui
hanno particolari strutture neuronali che consentono loro di sintonizzarsi su
più flussi contemporaneamente e di connetterli in modo originale e molteplice:
è l’abilità che si riconosce ai “creativi” e in particolare a quegli artisti
capaci di produrre innovazioni tali da modificare addirittura la natura dei
flussi stessi.
Una capacità del genere si può
attribuire a certi attori della politica e questo spiega l’emergere improvviso
di figure autorevoli e, a volte, fatali.
In cosa consiste, allora, la fortuna
di questi uomini? Nell’essere opera di un caso che li da dotati di un sistema
neuronale, di una quantità e qualità di connessioni sinaptiche tali da farne
individui straordinari.
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